la via della seta, segnalazioni

IL SALOTTO PRESENTA: LE MUTEVOLI FORME DELL’AMORE

IL SALOTTO PRESENTA

Maena Delrio, Le mutevoli forme dell’amore, Delos Digital

Collana La Via della Seta a cura di Caterina Franciosi

L’AUTRICE

Maena Delrio ha quarantadue anni, vive a Tortolì, un paese affacciato sul mare sulla costa orientale della Sardegna, ed è follemente innamorata della sua terra. Ha quattro figli, un compagno e un cane che sono il suo tesoro più grande. Ama leggere, scrivere, dipingere e correre. Il suo mantra è una frase di Sepúlveda, vola solo chi osa farlo. Con Pentagora ha pubblicato Oltre il confine, raccolta di racconti sulle migrazioni del nostro tempo, sugli ultimi e sui dimenticati. Gli impiccati non muoiono subito, NPS Edizioni, è il suo primo giallo. Per la collana orientale La via della seta di Delos Digital ha scritto il racconto lungo ll giusto ordine delle cose e ha partecipato all’antologia AA. VV., Yokai. Creature straordinarie del Giappone.

LA TRAMA

Tra le ombre del passato di Chen, Lin troverà la forza per scrivere il proprio destino.

Annidata nello Jiuwan Hutong, c’è una vecchia casa con il portone rosso. Al suo interno, ogni cosa è corrosa dal tempo, perfino i ricordi. Tutto sembra essere stato cancellato, tranne un paio di scarpette rosse. Appartengono a Chen, un’anziana donna guojiao, che, nell’intimità e nella magia della sala da tè della casa, narra a Lin la propria storia, portandola indietro nel tempo, in una Cina scossa da profondi cambiamenti politici e sociali, in precario equilibrio tra l’attaccamento viscerale a tradizioni dure a morire e la necessità impellente di entrare nell’era moderna. Il racconto di Chen si dispiega a poco a poco, come le bende che le fasciano i piedi, fino a che ogni traccia di dolore viene purificata. Anche quello di Lin, che troverà il coraggio di ribellarsi ai dettami imposti da una società ancora troppo ligia ai doveri famigliari e alle regole del passato e di recuperare la forza per diventare l’artefice del proprio futuro.

ESTRATTO

Il portone rosso incombeva come un gigante, in attesa di fagocitarmi al suo interno alla stregua di una fiera affamata. La vernice scrostata si apriva in un reticolo fitto, simile alle rughe sul volto di un’anziana, e infondeva un’anima a quelle vecchie tavole di legno di pino che avevano visto sicuramente anni migliori. Con la mano posata sul pesante batacchio di ottone, inspirai ed espirai tre volte prima di imprimere la forza necessaria per aprire la porta, che si socchiuse con uno scricchiolio di assi, quel tanto che bastava per potercisi infilare dentro. Chiusi gli occhi e li riaprii, in rapida successione, per reprimere il pianto.

Non avrei dovuto trovarmi lì. E, pensai con rammarico mentre m’inoltravo nella grande casa e le permettevo d’inghiottirmi in quel buio gravido di umidità e polvere stantia, nelle mie condizioni non era nemmeno consigliabile svolgere quel tipo di mansioni. Eppure, qualche giorno prima, quando la zia Hung aveva chiesto se mi interessasse, non ero stata in grado di rifiutare. Che spiegazioni avrei potuto dare, in fondo? Che avevo scoperto di essere incinta di tre mesi e che questo rischiava di cambiare inevitabilmente ogni obiettivo prefissato per l’immediato futuro? E poi, quei soldi mi servivano, ora più che mai. Ero rimasta in silenzio, ad annotare mentalmente ogni cosa mentre lei mi impartiva le dovute istruzioni. Zia Hung, che mi ospitava a Pechino da qualche settimana in attesa del mio viaggio in Italia, mi aveva allungato una carta intestata su cui, in una calligrafia elegante, erano scritti un nome e un indirizzo, nello Jiuwan Hutong, stretto e tortuoso, in cui si potevano ammirare le ultime siheyuandella città, la maggior parte ormai adibite ad alberghi o attività commerciali. Mi sarei dovuta presentare all’ora convenuta e cominciare a svuotare gli armadi del piano inferiore, in attesa che la padrona, Feng nushi, mi raggiungesse. Tutto l’occorrente per le pulizie lo avrei trovato all’ingresso, mentre l’acqua l’avrei dovuta prendere da un pozzo situato nel cortile sul retro. La metro non arrivava fin lì, e nemmeno i taxi, così ero stata costretta ad affittare un risciò. Appuntai mentalmente di chiedere il rimborso della corsa.

LINK PER L’ACQUISTO

Amazon


DONA SU PAYPAL

Il Salotto non riceve alcun contributo pubblicitario o da parte degli autori. Se però il mio lavoro ti piace e ti va di supportarmi con una donazione, grande o piccola che sia, te ne sarò grata!

Lascia un commento