interviste

INTERVISTA ALL’AUTORE ANDREA MORELLI

LE INTERVISTE DEL SALOTTO

Bentornati agli appuntamenti delle interviste del martedì del Salotto Letterario. Oggi siamo nuovamente in compagnia di Andrea Morelli, in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo per la casa editrice Montag, Il canto della civetta.

Salve Andrea, bentornato nel mio Salotto e grazie per essere di nuovo qui in nostra compagnia. Per tutti i nostri lettori che ancora non ti conoscessero, potresti raccontarci qualcosa di te, magari parlandoci anche del tipo di impatto che hai avuto con il mondo dell’editoria?

Salve, grazie di nuovo, è un piacere ritornare al Salotto. In breve ho 55 anni compiuti da poco e vivo a Lucca con la mia famiglia. Sono un lettore assiduo di romanzi e racconti e tra i miei generi preferiti annovero horror, thriller, giallo, fantascienza, fantasy. Tra i miei autori preferiti ci sono Stephen King, H.P. Lovecraft, Donato Carrisi, Andrea Camilleri, R.R. Tolkien e i classici della fantascienza. Mi è sempre piaciuta l’idea di scrivere ma mi sono dedicato alla scrittura creativa nel 2018, quando scrissi una breve ghost story, La casa sulla collina che auto-pubblicai con la casa “Youcanprint Selfpublishing”. Il racconto mi fu richiesto dall’amministrazione comunale di un paese della Calabria, Botricello, per la biblioteca comunale. Cominciai a scrivere una storia più lunga, Il canto della civetta, che è divenuta il libro di cui parleremo oggi. La buttai giù senza pensare, seguendo il mio istinto e assecondando i miei stati d’animo del momento. Avevo però bisogno di un confronto con il mondo dell’editoria per capire quale fosse il mio livello. Cominciai a cercare sul web case editrici o agenzie letterarie per scrittori emergenti e contattai l’agenzia Saper scrivere di Diego Di Dio. Diego si lesse Il canto della civetta e ne mise a nudo tutte le pecche, consigliandomi di ripensare l’opera in toto e rilasciandomi una scheda di valutazione che per me ha rappresentato una miniera d’oro. Conscio di quanto fosse basso il mio livello, mi sono messo sotto e ho riscritto Il canto della civetta seguendo i consigli della scheda ho poi e utilizzato gli stessi criteri per altri libri e devo dire che l’approccio più professionale ha dato i suoi frutti, perché che nel 2022 sono riuscito a pubblicare due libri, uno dei quali (Nero fumo), vincitore di un concorso; l’altro è proprio Il canto della civetta. Per tirare le somme l’impatto con il mondo dell’editoria è stato duro ma mi ha fatto prendere coscienza del mio livello di scrittura e per questo lo considero positivo: una crescita a tutti gli effetti.

A maggio 2022 è uscito, per la casa editrice Montag, il tuo nuovo romanzo Il canto della civetta. Potresti presentarcelo brevemente?

Il canto della civetta è la storia di un ispettore di polizia, Ivan Scarcelli, che viene trasferito ad Aosta nella squadra del commissario Guido Trabalza. Trabalza, poco più di trenta anni prima, aveva risolto il caso di un feroce serial killer, il Bracconiere. L’arrivo di Ivan è funestato dal ritrovamento lungo le sponde del torrente Lys del cadavere di una donna latino-americana rinchiuso in un vecchio manichino. La squadra comincia le indagini ma deve fare presto a meno del Commissario che, già gravemente malato, scompare nel nulla per fare ritorno ad Aosta in fin di vita. Trabalza porta i suoi segreti con sé nella tomba e, mentre la squadra guidata dall’ispettore Mario Scorzoni indaga per dare un’identità alla vittima e un volto all’assassino, un altro manichino contenente il cadavere di una ragazza viene ritrovato sulle sponde della Dora Baltea. Ivan sospetta che il Commissario stesse seguendo un’indagine parallela legata in qualche modo alle vicende del Bracconiere e con l’aiuto di un eccentrico giornalista comincia a scavare nel passato di Trabalza. Mentre il killer dei manichini (così ribattezzato dalla stampa) rapisce una terza donna, Ivan troverà sulla sua strada Rosa Barni, una medium la cui sorella era stata uccisa dal Bracconiere e una inquietante testimone, una donna dai capelli rossi autrice di messaggi enigmatici. Sarà proprio la donna dai capelli rossi a guidare Ivan nella tana del Killer dei manichini attraverso un orrore nel quale i confini tra passato e presente e vita e morte si dissolvono.

Il canto della civetta presenta dunque una sorta di “doppio protagonista”. Potresti dirci qualcosa di più in merito a questo aspetto?

È un aspetto di cui mi sono reso conto durante la rilettura del libro prima della pubblicazione con Edizioni Montag; non mi è mai piaciuta l’idea di una specie di Rambo che arriva e risolve il caso, per cui Ivan Scarcelli doveva avere una figura che lo introducesse nella vicenda aiutandolo a esprimere la sua dote migliore, che è quella di non trascurare nessuna ipotesi, per quanto pazzesca possa essere. Questa figura è il commissario Trabalza, un uomo profondamente segnato dal passato, venuto a contatto, seppur indirettamente, con la misteriosa donna dai capelli rossi e l’unico in grado di riconoscere nell’efferatezza dei crimini del killer dei manichini la stessa ferocia che aveva animato il Bracconiere. La figura del Commissario è fondamentale per la crescita di Ivan Scarcelli. È grazie al passato di Trabalza che Ivan trova la forza di affrontare situazioni che hanno dell’incredibile e soprattutto fronteggiare il killer nella sua tana. Trabalza è necessario alla formazione di Ivan e in più ha una personalità fortissima, è autorevole. Un ottimo “indagatore dell’incubo” che riconosce e passa il testimone a un suo degno successore, Scarcelli.

Come e perché potremmo definire Ivan Scarcelli un protagonista “schivo”?

Nel disegnare Ivan Scarcelli mi sono basato principalmente su me stesso, anche per certe caratteristiche fisiche. Scarcelli è un “indagatore”, ha una mente analitica e aperta, ha bisogno di riflettere e valutare. Proprio per questa mentalità scientifica Scarcelli agisce in modo ponderato, non è istintivo, non assume pose forti, fisicamente non è ingombrante, lavora sempre all’ombra dei riflettori. Tutto questo lo rende un po’ asettico e apparentemente distaccato, schivo. Però è tenace e quando imbocca una strada la percorre fino alla fine, incurante dei rischi. Certo, nel confronto con il killer dei manichini in apparenza ci perde (questo fu uno degli aspetti criticati da Saper scrivere), ma il metodo di Ivan è vincente, grazie anche alla capacità di mantenersi lucido quando intorno a lui ogni logica terrena sembra sovvertita. Per Ivan parlano i risultati e lui, come persona, si mette volentieri in secondo piano. Proprio per le caratteristiche caratteriali possiamo definire Ivan un protagonista schivo.

A tuo avviso, come potremmo definire Il canto della civetta? Un giallo, un noir oppure un mystery?

Ecco una bella domanda. Il canto della civetta non è un noir, perché nel noir il soprannaturale non è ammesso e di contro escludiamo anche il giallo. Rispetto alla versione valutata da Saper Scrivere, l’opera pubblicata è più bilanciata e, anche se la personalità del killer dei manichini è senza dubbio più approfondita, le parti che vedono protagonisti prima Trabalza e poi Scarcelli sono più numerose. Reputo Il canto della civetta un mystery cross-genre, in quanto i protagonisti si trovano davanti a enigmi da risolvere quali il legame tra il killer dei manichini, il Bracconiere o l’identità della testimone misteriosa (lei stessa è di per sé un enigma vivente). Ne Il canto della civetta sono presenti elementi soprannaturali e horror, basti pensare (per chi ha letto il libro) all’allucinato tragitto di Ivan verso la casa del killer dei manichini e alle presenze che lui, a causa del contatto ravvicinato con la testimone, avverte. Quindi, per tirare le somme, Il canto della civetta può essere considerato un fantasy mystery.

Quali sono state le tue principali fonti di ispirazione per la stesura del romanzo?

Innanzitutto le mie letture, in particolare due autori, Lovecraft e Poe, per le atmosfere tetre e per la presenza di un personaggio capace di trasportare i suoi interlocutori in una sorta di realtà anomala. Una grande fonte di ispirazione è stato il videogame F.E.A.R e il suo seguito, F.E.A.R. 2. In F.E.A.R. c’è un personaggio femminile, Alma, che ha terribili poteri psichici e la sua presenza si manifesta proprio con un “annebbiamento” della realtà, che spesso cambia agli occhi di chi si trova nei paraggi di Alma, divenendo sfumata, lattiginosa e catapultando il malcapitato soggetto in altri luoghi. Ho pensato che il modo di comunicare della testimone dovesse essere simile e ugualmente spiazzante. Tra le altre influenze cito gli splendidi paesaggi alpini e le montagne arcigne della valle d’Aosta, una regione ricca di storia e di mistero, tuttora la mia meta preferita di vacanza. Ne Il canto della civetta la montagna e i suoi paesaggi sono travolti da un autunno insolitamente gelido, aggiungendo il disagio del freddo al senso di orrore e smarrimento che gli omicidi instillano nei protagonisti. Infine la civetta stessa: il suo canto è stato considerato foriero di sventura ed è stridulo e potente; secondo la simbologia cristiana, il canto della civetta è una esortazione a guardare oltre le apparenze, cosa che la misteriosa donna dai capelli rossi dagli occhi di rapace induce a fare. Ho sentito e sento il canto delle civette molto spesso (vivo in campagna) e ti posso assicurare che è assai inquietante.

Stai lavorando a qualche nuovo progetto?

Oltre ai progetti legati al mondo di Nero fumo, vorrei scrivere un racconto surreale che mi frulla in testa da tempo, magari per presentarlo a un concorso. Mi piacerebbe poi rimettere mano al materiale legato al Il canto della civetta. Inizialmente la vicenda che vede protagonista Ivan Scarcelli doveva articolarsi in una trilogia, Il canto della civetta, Ponte Santo e un ultimo libro sul caso del Bracconiere, svolto a inizio anni settanta e che avrebbe dovuto vedere come protagonisti il commissario Trabalza e un carabiniere, Enrico Corti. Conscio delle difficoltà di scrivere un libro ambientato cinquant’anni fa e constatato che il seguito de Il canto della civetta, Ponte Santo, presentato a un paio di concorsi, non era stato preso in considerazione per la pubblicazione, decisi di mettere il progetto in standby e farlo “sedimentare” un po’. Ho alcune idee su come riorganizzare Ponte Santo, dal quale scorporerei il nucleo da cui aveva tratto origine il romanzo (le paranoie di un uomo che tutte le sere esce a portare fuori l’immondizia e ritiene di avvertire la presenza di creature tanto orride quanto evanescenti) e ne farei un racconto horror a sé stante (una base c’è già, si intitola Il diario e lo presentai a un concorso). La vicenda che vede protagonisti invece Ivan e Corti va riorganizzata ma qualche idea ce l’ho. La vicenda del Bracconiere sarebbe narrata attraverso flashback, come ne Il canto della civetta. Questo libro potrebbe essere anche l’occasione buona per narrare la storia della donna dai capelli rossi.

Grazie ad Andrea Morelli per essere stato nuovamente in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che Il canto della civetta è disponibile sul catalogo della casa editrice e su tutti i maggiori store online.

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