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INTERVISTA ALL’AUTORE STEFANO DALPIAN

LE INTERVISTE DEL SALOTTO

Bentornati ai puntualissimi appuntamenti del giovedì con le interviste del Salotto Letterario e del Salotto Creativo del gruppo Facebook MyMee-Express Yourself. Oggi conosciamo Stefano Dalpian, autore del romanzo Limos, vincitore del Premio Odissea 2022 Delos Digital.

Salve Stefano, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere qui in nostra compagnia oggi. Ci racconti qualcosa di lei.

Cosa posso dire? Lavoro come insegnante in una scuola internazionale di Roma, ma in realtà sono ligure della Valle Scrivia. Sono il padre di un bimbo e il marito di una donna scozzese. Sono un viaggiatore e ho passato molti anni a lavorare in giro per il mondo: Spagna, Inghilterra, Australia, Francia e Londra. Inoltre, scrivo. Ho pubblicato due romanzi e vari miei articoli e racconti sono usciti su riviste letterarie e di genere. Sono arrivato finalista al Premio Teramo, al Premio Grado Giallo e al Premio Odissea, che infine, ho vinto l’anno scorso con il mio ultimo romanzo Limos. La scrittura è una passione, nel senso lato del termine. Amo le parole: italiane, inglesi, spagnole. Amo le porte che aprono descrivendo la realtà.

A maggio 2023 è uscito, per la casa editrice Delos Digital, il suo romanzo Limos. Potrebbe presentarcelo brevemente?

Limos è un romanzo thriller distopico. Il libro inizia con la diffusione di piccoli roditori estremamente prolifici e famelici che dal Brasile si spargono per tutto il mondo portando devastazione e fame. Attraverso le vicende di tre personaggi, ho immaginato cosa potrebbe succedere alla nostra civiltà se si avverasse una catastrofe ambientale globale. Era questo che mi interessava: narrare il collasso e la probabile costituzione di un nuovo equilibrio. Limos quindi non è il tipico romanzo distopico dove il cambiamento è già avvenuto, al contrario mostra il momento di rottura e ciò che avviene dopo. D’altronde, il titolo del romanzo, in greco antico significa: “fame, carestia”.

Il romanzo è stato vincitore del Premio Odissea 2022: cosa ha rappresentato per lei raggiungere questo traguardo?

L’estate scorsa quando mi avvisarono che avevo vinto il Premio Odissea pensai che fosse uno scherzo. Stavo facendo una passeggiata in Valle d’Aosta con la mia famiglia e, semplicemente, non potevo crederci. La verità è che non ho scritto questo romanzo per il Premio, anzi non pensavo più al romanzo da un pezzo. Dalla fine dell’ultima stesura alla vittoria del Premio Odissea la mia vita è cambiata radicalmente: prima il lockdown, poi ho cambiato posto di lavoro e, infine, mia moglie ha dato alla luce nostro figlio. Non solo, anche il mondo è cambiato: prima il COVID, poi la guerra in Europa e ora, questa inflazione che erode i nostri stipendi. Insomma, avevo mandato il romanzo al Premio Odissea, ma ero troppo assorto nelle vicende di tutti i giorni per seguirlo. In effetti, solo dopo averlo vinto, ho scoperto che ero già risultato tra i finalisti.  Per tutte queste ragioni, la vittoria del Premio Odissea ha significato moltissimo per me. Non solo mi ha riconciliato con la scrittura, ma è stato il riconoscimento per un’opera che merita molto e a cui avevo dedicato tanto lavoro e passione.

Quindi ha terminato il romanzo poco prima della pandemia? Cosa ha significato questo evento per il suo progetto?

Ho scritto l’ultima stesura due settimane prima che in una città cinese di nome Wuhan scoppiasse una strana epidemia. Quando il romanzo era pronto per essere inviato come manoscritto iniziò il lockdown, il risultato fu che quasi tutte le case editrici si trovarono in gravi difficoltà economiche e, per prima cosa, chiusero le porte a qualunque nuovo progetto editoriale. Molte addirittura fallirono, tra cui una a cui avevo mandato dei capitoli che erano molto piaciuti. Insomma, mi ero arreso. Molto tempo dopo, mi è arrivata la notizia della vittoria del Premio Odissea. In tutta questa vicenda, un altro aspetto impensabile è che molte cose che avevo scritto nel romanzo sono avvenute davvero: il lockdown, le guerre, l’inflazione. Nel libro, avevo anche immaginato che l’Italia cadesse in una dittatura di estrema destra. Beh, questo non è avvenuto anche se qualche lettore ci ha visto una critica del governo attuale.

Come e perché nasce Limos? Qual è la “storia dietro la storia”?

La verità è che un giorno stavo percorrendo in treno la mia terra natale, la Liguria, quando ho immaginato una massa bianca di minuscole creature che scendevano dalle montagne verso il mare divorando tutto. Nel romanzo queste diverranno le maree bianche dei limos che, come immensi stormi di cavallette, dopo che il loro numero è cresciuto in maniera esponenziale, si lanciano in migrazioni di massa. Questo però l’ho capito in seguito, dopo aver fatto varie e approfondite ricerche sulle cavallette e su altre specie nocive che, grazie all’uomo, si stanno diffondendo in tutto il pianeta. Tuttavia, il romanzo è soprattutto la storia di tre personaggi la cui vita è sconvolta dal crollo della civiltà. I limos sono un pretesto per raccontare le storture del nostro mondo, le ingiustizie e i torti di un sistema economico che non solo depreda le risorse naturali del pianeta in modo sistematico, ma consuma anche le nostre coscienze e la vita democratica dei nostri paese rendendoci tutti più alienati e soli.

I personaggi centrali del romanzo sono Hanna, Francesco e Daniel: chi sono e cosa rappresentano per lei?

Hanna è una agronoma della FAO che vive a Roma, ma è canadese. Una donna forte e coraggiosa che crede nella pace e nel progresso. È la vera protagonista del romanzo ed è quella che verrà travolta maggiormente dal collasso della civiltà. Scoprirà una parte di lei che non conosceva, buia e feroce, e, malgrado le sue intenzioni, diverrà lei stessa parte della furia che devasta il mondo.   Francesco è un docente di una scuola internazionale, è sicuramente la figura più autobiografica, anche se io non insegno inglese, ma italiano. Francesco è un uomo affermato le cui sicurezze borghesi saranno sopraffatte dalla crisi. Questo gli aprirà gli occhi, ma pagherà a duro prezzo la sua consapevolezza. Daniel è la figura più buia del romanzo. Un broker che vuole riscattarsi da un passato di povertà e miseria. Mi sono divertito moltissimo a narrare le sue vicende e forse questo si sente. In fondo, di lui, stimo la sua coerenza.

Cosa ha significato per lei scrivere Limos?

È un libro che volevo scrivere da tempo. Nel romanzo mostro molti aspetti del nostro mondo che non sono solo sbagliati, ma mettono anche a repentaglio l’umanità. Ormai è chiaro che la vita sul nostro splendido pianeta continuerà, è sopravvissuta a cataclismi e disastri di ogni tipo. Siamo noi umani la specie davvero in pericolo e faremmo bene a cambiare subito rotta. Per questo sentivo che dovevo scrivere il romanzo. In fondo la distopia non è altro che un semaforo rosso, ci dice che se andiamo avanti così finirà male, sta a noi deviare il percorso.

Cos’è per lei la scrittura?

Tanto lavoro. Invidio molto gli scrittori che mi parlano della gioia della scrittura o del bisogno irrefrenabile di buttar giù delle righe. Per me la scrittura è lavoro e costanza, solo in questo modo riesco ad affinare lo stile, ad abituarmi a pescare nella mia mente la parola giusta al momento opportuno. Certo c’è anche tanta passione, soddisfazione, addirittura delle improvvise e appaganti illuminazioni. Tuttavia, per come sono fatto, posso chiamare divertimento leggere un bel libro, guardarsi un buon film, passare la serata con amici, ma non scrivere un romanzo. La scrittura è lavoro di lima e seghetto e non sai mai se la pagina che stai battendo sia un capolavoro o una sfilza di cliché. Far divertire il lettore, fargli girare pagina e regalargli la voglia irrefrenabile di andare avanti è il mio primo obiettivo. Poi lo stile, le intuizioni, il messaggio. Ogni elemento del romanzo concorre a suscitare il sentimento e le emozioni volute fino al climax finale.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto?

Ho delle idee, una in particolare che ritorna spesso in mente. Purtroppo però non so ancora come raccontarla. La sto guardando da vari lati in attesa di una folgorazione.

Grazie a Stefano Dalpian per essere stato con noi oggi. Vi ricordo che Limos è disponibile sul catalogo della casa editrice e su tutti i maggiori store online.

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