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INTERVISTA ALL’AUTORE GIORGIO ATTANASIO

LE INTERVISTE DEL SALOTTO

Bentornati agli appuntamenti del martedì con le interviste del Salotto. Oggi siamo in compagnia di Giorgio Attanasio, autore del romanzo Due minuti d’inferno per La Bussola Edizioni. Si ringrazia Emanuela Nicoloro per la gentile collaborazione.

Salve Giorgio, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere qui con noi oggi. Ci racconti qualcosa di lei.

Innanzitutto, la ringrazio per l’invito. È un vero piacere potere condividere con “Il Salotto letterario” la mia passione. Parlo di “passione”, quella per la scrittura – e più in generale per la letteratura – perché nei miei primi cinquant’anni il mio impegno lavorativo è stato rivolto a tutt’altro. Per professione faccio il Tecnologo Alimentare, ovvero quel personaggio che progetta, studia o controlla prodotti alimentari. Può bene immaginare, quindi, che il mio è un lavoro nel quale la creatività è sempre e solo asservita ai dettami della scienza e della Tecnologia. Scrivere, invece, è sempre stata la passione più grande. Il modo che ho sempre avuto per esprimere pienamente me stesso. S’immagini che anche quando ho conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie, i miei primi approcci con lei sono stati delle poesie che le scrivevo e le facevo pervenire (a quei tempi non c’era il cellulare…). Attualmente vivo a San Giorgio del Sannio, una piccola cittadina in provincia di Benevento. In casa, oltre a me e mia moglie Manuela, ci sono tre figli, Carlo, Chiara e Francesca. Ed una gattina di nome Sally. Sono una persona decisamente calma ma risoluta. Mi piace viaggiare e scoprire nuovi posti, nuove storie e soprattutto nuovi misteri. Il mio sogno è quello di poter raccontare, attraverso i miei libri, il maggior numero di storie possibili. Storie che, però, devono prima lasciare me a bocca aperta. Come scrittore, infatti, preferisco narrare vicende (e leggende) che abbiano sempre un fondo di verità, seppur fantastico. La mia massima aspirazione è lasciare il lettore con il dubbio: “…ma sarà vero?”

Due minuti d’inferno è la sua più recente pubblicazione per La Bussola Edizioni. Potrebbe presentarcela brevemente?

Due minuti d’inferno è un racconto di fantasia nel quale si narra la vicenda di Marco, un brillante giornalista romano che ama sé stesso quasi quanto il suo impegno a smascherare tutto ciò che di spiritualistico o esoterico possa essergli presentato come tale. È ateo e questa sua mancanza di spiritualità si riverbera nel suo modo di essere. Forse fin troppo “crudo” ed opportunistico. La sua morale è sovrapposta al suo “ego” smisurato. All’uscita da un talk show radiofonico, culminato nelle urla disperate di una ascoltatrice che gli dice in diretta: “tu sei maledetto…” Marco si appresta a tornare a Roma. Un violento temporale, però, riduce di molto la visibilità del dedalo confuso di strade della campagna toscana. La stanchezza ed il nervosismo finiscono per tirargli un brutto scherzo. Quando vede la sagoma di un bambino immobile al centro della strada, sotto la pioggia battente, è troppo tardi. Per scansarlo, colpisce in pieno un palo della luce determinando un black out. Si risveglia il giorno seguente nel casolare della famiglia Corsini. Nell’impatto con il palo della luce, la macchina si è sfasciata. Il suo telefono si è rotto. La linea telefonica e la corrente elettrica sono saltate ovunque lì in zona. Si ritrova suo malgrado ad una convivenza forzata con i suoi ospiti che si mostrano gentili ma diffidenti. Soprattutto il capofamiglia Filippo non gradisce molto la sua presenza e si mostra poco incline ad aiutarlo. Nell’attesa, così, di poter prendere un mezzo per tornare a Roma, o quanto meno di riuscire nuovamente a prendere contatti con la sua segretaria, Marco viene lentamente risucchiato all’interno di una vicenda piena di falsità, di incubi – anche ad occhi aperti – di violenza, sangue e terrore. Da questa spirale onirica, Marco riemergerà solo alla fine della storia nel peggiore dei modi, quando, cioè, si ritroverà a fare i conti con una tremenda verità dalla quale, purtroppo, non potrà più fuggire via.

Come e perché nasce Due minuti d’inferno?

Due minuti d’inferno è frutto di un incubo dal quale mi svegliai completamente sudato e con il cuore all’impazzata. Quell’incubo fu per me un’ispirazione vigorosa. Nella storia di Marco ho voluto, così, condensare una riflessione, una morale, che mi è sempre appartenuta. Chi fra noi non ha mai sentito qualcuno dire: “Se non faccio del male a nessuno, che male c’è a farlo?” Dietro questa domanda, apparentemente innocua, si nasconde il confine sottile tra il bene ed il male, intesi nell’essenza più profonda dei termini, ovvero nella manifestazione concreta dell’opera umana. Il problema vero è che, frequentemente, in assenza di una vera e profonda morale, un insegnamento in grado di introiettare un pensiero spesso più profondo di quanto non siamo in grado di comprendere, il male può essere percepito in modo diverso. In fondo, il senso che si nasconde dietro il “Timor di Dio”, dietro il monito a preservarsi dal peccato è proprio quello: evitare di abituarsi al male pur di soddisfare le proprie esigenze. Per secoli è stata la Chiesa ad assolvere questo ingrato compito sociale. Il popolo, per lo più privo di cultura e di conoscenze, quasi del tutto impossibilitato ad approcciarsi allo studio, veniva preparato dalla Chiesa, sin dalla tenera età, a fare proprio quel pensiero religioso non troppo dissimile da quello platonico che richiama ad una “più alta verità”. La paura dell’inferno e della dannazione è sempre stata in grado di frenare i più profondi ed indicibili istinti dell’uomo. Oggi giorno, invece, in piena crisi religiosa, quella guida è ormai diventata desueta e poco credibile. Ecco che allora l’assenza di Dio, se sovrapposta alla mancanza di una profonda morale, diciamo di derivazione teosofica, può facilmente portare ad una deriva il cui orizzonte non può che non essere la deificazione di sé stessi. E nell’istante in cui ci si pone al centro di tutto è più facile abituarsi a considerare accettabile quel “male minore” ed a prendere in considerazione, di volta in volta, la possibilità di alzare l’asticella di cosa è considerabile “minore”.

In che modo realtà ed esoterismo si intrecciano all’interno di Due minuti d’inferno?

In Due minuti d’inferno la vicenda di Marco, almeno nelle fasi iniziali, è una storia come tante. Che trae le mosse dalla vita di tutti i giorni. Marco è preso dalle sue cose, dalle sue storie e dalle sue piccole soddisfazioni. Ben presto, però, come in un incubo si ritrova a vivere dall’interno una storia raccapricciante di oscuro, incomprensibile e misterioso culto di sangue, istinto primordiale e violenza. Un culto istintivo che, purtroppo, sempre più spesso vediamo finire in “prima pagina” o dato in pasto alle masse come “scoop”. La violenza efferata – inspiegabile agli occhi di chi osserva – che si consuma con sempre maggior frequenza tra le mura domestiche (mariti che uccidono mogli e figli, madri che uccidono i figli) cos’è altro se non un rito cui forse il vero regista è quel male cui oggi non siamo in grado più di dare un nome? La vicenda di Marco è presentata in modo “esoterico”, fondendo, cioè, sapientemente la realtà e la finzione, il sogno e l’incubo ed il bene ed il male in un incubo ad occhi aperti che accompagnerà il lettore verso un finale scioccante come solo la peggiore delle “realtà” sa essere.

Chi è Marco, il protagonista, e cosa rappresenta per lei?

Marco è l’archetipo dell’uomo di successo che dalla vita ha avuto tutto e subito. Come direbbero a Roma è “un Piacione”, anche se forse è qualcosa di più di un semplice “Piacione”. Marco racchiude in sé tutte le caratteristiche che nei tempi nostri sono considerate vincenti, fuorché una, ormai vista più come una debolezza che come una virtù: la “pietas”, ovvero quel sentimento che ci porta a mettere al centro della nostra esistenza un “bene superiore”. Intendiamoci non un culto religioso. Quello semmai è un tramite, non il fine. Quando parlo di bene superiore intendo quel sentimento di amore incondizionato per i genitori, per un fratello, per il coniuge, per i figli o, semplicemente per i propri amici. Quell’amore che porta a quelle rinunce che poi alla fine producono il risultato di farci sentire persone migliori. Nessuno chiede a nessuno di essere santo e votarsi al sacrificio. Ma ognuno di noi dovrebbe comprendere – e Marco questo non lo ha mai fatto – che “accumulare” (oggetti, soddisfazioni, soldi, trofei, premi, ricchezze) spesso ci porta a “svuotare” quel serbatoio di sentimenti che è la nostra vera ed unica ricchezza.

Progetti futuri?

Attualmente sto collaborando con un noto scrittore e traduttore, all’editing del mio prossimo romanzo: I Fantasmi di dentro. Un thriller che ripropone sotto una innovativa chiave di lettura un concetto introdotto addirittura da Dante nella Divina Commedia: diciamo, un posto che non c’è! Un luogo metafisico (di cui non faccio il nome per ovvie ragioni) che può essere evocato solo da una quartina, da una innocente filastrocca che racchiude un segreto conosciuto da pochi. In questo luogo al di là dello spazio e del tempo finanche il bene ed il male perdono di significato per fondersi in un qualcosa di ben più antico ed ancestrale. Contemporaneamente sto lavorando anche al seguito de I Fantasmi di dentro, L’illusione del male che termina la storia dei personaggi introdotti da I Fantasmi di dentro e pone nuovi interrogativi e misteri su questo luogo. In ultimo sto lavorando anche su quello che potrebbe essere il mio quarto romanzo: L’ottavo papiro. Una storia che unisce la scrittura dell’Apocalisse di Giovanni al terzo segreto di Fatima. Una vicenda nata pochi anni dopo Cristo che culmina ai giorni nostri, quando un misterioso segnale viene catturato da un osservatorio astronomico. Poco dopo quell’evento, sei omicidi in contemporanea in altrettanti musei sparsi in tutto il mondo, coincidono con la scomparsa dei sette frammenti del papiro sul quale è riportata la più antica versione dell’unica Apocalisse del Canone Cristiano. Quella di Giovanni. Ma ben presto si scoprirà che esiste anche un ottavo papiro ed il ritrovamento di questo frammento è l’unica speranza per salvare l’uomo dall’estinzione totale.

Grazie a Giorgio Attanasio per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che Due minuti d’inferno è disponibile sul catalogo della casa editrice e su tutti i maggiori store online.

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