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INTERVISTA ALL’AUTORE LUIGI MICHETTI

LE INTERVISTE DEL SALOTTO

Bentornati agli appuntamenti del martedì con le interviste del Salotto Letterario. Oggi conosciamo Luigi Michetti, autore di Il tempo nel cuore del Tempo per la casa editrice Montag.

Salve Luigi, benvenuto nel mio Salotto e grazie per essere qui in nostra compagnia oggi. Ci racconti qualcosa di lei.

Grazie a lei Caterina e ad Alberto Cola della Casa Editrice Montag, che mi ha permesso di entrare in contatto con lei, per l’opportunità di questa intervista. Mi chiamo Luigi Michetti, ho 58 anni, vivo a Roma da fine anni ’80, ma sono originario di un paese abruzzese in provincia di L’Aquila a 70 Kilometri da Roma. La mia formazione inizialmente è stata di tipo scientifico, proseguita poi in ambito umanistico. Ho lavorato principalmente nel settore audiovisivo nei ruoli di assistente al montaggio cinematografico, montatore audiovisivo e filmmaker. Dal 2020, dopo un master in Pratiche filosofiche e Consulenza filosofica ho deciso finalmente di provare a pubblicare alcuni racconti online su due siti dedicati alla narrativa. Ho sempre scritto, fin da ragazzo sia poesia che narrativa. Da quest’anno ho iniziato ad esercitare le pratiche filosofiche applicate al cinema nel Liceo Scientifico di Carsoli (AQ), il mio paese di origine. Il mio Hobby principale è quello di astrofilo, che mi ha permesso di salvare una gran parte della mia formazione scientifica, recuperando la mia passione per l’astrofisica e la fisica delle particelle.

La sua ultima pubblicazione è Il tempo nel cuore del tempo per la casa editrice Montag. Potrebbe presentarcela brevemente?

È un romanzo non classificabile in un genere definito. Per molti aspetti ha una dimensione sperimentale composta da una miscela di temi e stili diversi: un forte riferimento biografico (anche se non è un romanzo autobiografico); l’uso del dialetto; l’utilizzo del flusso di coscienza; la narrazione nella lingua italiana spesso ha in sé l’utilizzo dei tempi verbali tipico del dialetto; è prevalente l’aspetto esistenziale attraverso la narrazione dei vissuti interiori dei vari personaggi e del protagonista Arturo, che prende il nome dalla stella alfa della costellazione del Boaro; continui riferimenti ad una filosofia fenomenologica, all’astronomia e astrofisica, alla fisica delle particelle; le dipendenze psicotrope di alcuni amici del protagonista Arturo; le carenze socio assistenziali legate all’invecchiamento della popolazione; il rapporto con se stessi in relazione allo scorrere del tempo.

Come e perché nasce il romanzo e dove è ambientato?

L’idea iniziale arriva da 3 pagine scritte 20 anni fa, nello stile del flusso di coscienza. Tre anni fa piano piano a partire da quelle tre pagine si è sviluppato un racconto ambientato tra Roma e un territorio compreso tra i Monti Carseolani, la Valle del Turano ed il Cicolano. La narrazione si sviluppa nell’arco di cinque mesi ed una settimana. Mentre elaboravo i personaggi e le storie da raccontare è emersa in me la necessità di andare nella direzione dell’esplorazione interiore del protagonista, fino a riflessioni che potessero arrivare ad emozionare il lettore perché portatrici di un sentimento universale, qualcosa che non riguardasse soltanto il protagonista e le persone della sua vita.

Cosa rappresenta il tempo, tematica che dà il titolo anche al romanzo?

Anche se la narrazione si sviluppa nell’arco degli ultimi mesi del 2020, in piena pandemia che nel romanzo viene chiamata “la peste”, però attraverso i racconti dei protagonisti, ma soprattutto dei pensieri, spesso in flusso di coscienza di Arturo ci ritroviamo ad andare avanti e indietro nel tempo, entrando così nel cuore dei vissuti anche più drammatici. Arturo vive grazie ad un pacemaker che porta fin da quando aveva 11 anni, e allora ci ritroviamo dei continui parallelismi tra il tempo segnato da un pacemaker e le varie forme che assume il tempo a partire da come lo avevano raffigurato nell’antica Grecia: Kronos che tutto divora è il tempo fisico, quello degli orologi che non da scampo; Aion il tempo della durata dei ricordi dei personaggi, ma anche il tempo dell’eternità, nel quale Arturo, appassionato di astrofisica e cosmologia, a volte si perde sentendosi parte di un tutto che ha origine dalla nascita dell’Universo; Kairos il momento opportuno, che vede la capacità di cogliere le occasioni al volo che troppo spesso Arturo ha sentito di aver perso; Eniautos il tempo circolare delle stagioni e delle ripetute sostituzioni del pacemaker di Arturo.

Anche il “cuore” è un’altra figura importante di Il tempo nel cuore del tempo. Può dirci qualcosa di più in merito?

Un cuore, quello di Arturo, dopo le due operazioni del ’77 (la prima a cuore aperto per correggere i difetti congeniti, quando aveva undici anni) fino all’88 ha avuto un battito fisso, prima 90 poi a 80 bpm, dettato dai pacemaker dell’epoca che non riuscivano ancora a ricostruire la normale elettrofisiologia come fanno oggi. Per questo motivo Arturo ha vissuto tutti gli anni della sua adolescenza e prima maturità con il dubbio che i suoi sentimenti ed emozioni fossero stati condizionati da questo battito fisso. Perciò, amori ed amicizie forse sono stati dettati da questa sua realtà, come tutto il resto delle relazioni. Anche se ha sempre avuto ragazze e amici. Ad intervalli regolari dall’80, in media ogni otto anni c’erano le sostituzioni di pacemaker, in tutto sei, almeno due volte fatte anche d’urgenza, perché al centro elettrofisiologico si erano dimenticati di metterlo in lista d’attesa per l’intervento all’ultimo controllo, e gli avevano dato un normale appuntamento.

Chi sono i personaggi principali e cosa rappresentano per lei?

Il protagonista principale Arturo Di Francesco, soprannominato Pacenna, è anche la voce narrante, testimone di avvenimenti importanti per il suo territorio, come la costruzione dell’autostrada A24 a fine anni ’60 che squarciò letteralmente in due frutteti, vigneti, campi da coltivare e colline. Arturo in buona parte impersona la mia condizione esistenziale, il mio vissuto, ma non completamente, molti aspetti del carattere del protagonista principale, come alcuni elementi della sua biografia, sono emersi durante la scrittura. Il sesto capitolo è completamente dedicato alla madre di Arturo, alla sua malattia, ed ha una forte corrispondenza con la figura di mia madre. Gli altri personaggi, soprattutto gli amici d’infanzia di Arturo, non hanno una corrispondenza a persone reali, ma ad esempio in un personaggio vengono sommate le caratteristiche di più persone che hanno fatto parte della mia vita.

Sta lavorando a qualche nuovo progetto?

Al momento mi sto dedicando alla scrittura di un libro di saggistica filosofica, che tratta della pratica filosofica nello specifico filmico, dove i film vengono considerati soprattutto sulla base dello specifico filmico, e non come illustrazione di un concetto filosofico, del pensiero di un filosofo piuttosto che di un altro, oppure sulla base di un tema o genere cinematografico. L’assunto di partenza di queste pagine trae spunto principalmente dalle riflessioni di uno dei più influenti filosofi del ‘900: Maurice Merleau-Ponty, in particolare attraverso due suoi articoli pubblicati nel ‘45 (“Cinema e nuova psicologia” marzo 1945; Cinema e psicologia” ottobre 1945). È praticamente poco meno di un secolo che il film per la prima volta è stato considerato un atto filosofico a sé, capace di generare pensiero in maniera autonoma, senza necessariamente rifarsi a strutture filosofiche preesistenti; A breve spero di poter riprendere la revisione di una raccolta di racconti già pronta, con l’inserimento di nuovi racconti brevi pubblicati per un periodo sul mio Blog “Ti ascolto, mi guardi”, oltre ad alcuni racconti che si rifanno a luoghi, atmosfere e personaggi del romanzo.

Grazie a Luigi Michetti per essere stato in nostra compagnia oggi. Vi ricordo che Il tempo nel cuore del Tempo è disponibile sul catalogo della casa editrice e su tutti i maggiori store online.

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